Dati agenzia delle entrate : riparte il mercato residenziale salernitano
I dati dell’osservatorio immobiliare dell’agenzia delle entrate
Riparte il mercato residenziale salernitano
In crescita nel secondo trimestre di quest’anno il numero di compravendite perfezionate (+2,6% nell’intera provincia). Nell’area del capoluogo il trend è ancora più positivo: +16,8% (al di sopra della media-Italia del +9,6%). Il presidente Lombardi: «Riflessi positivi sulle imprese del comparto edile, ma non è una vera ripartenza. Manca ancora un piano organico di investimenti pubblici per l’intera filiera delle costruzioni».
Il mercato immobiliare nel territorio salernitano è tornato a crescere: il secondo trimestre del 2015 rispetto al pari periodo del 2014 ha fatto segnare in riferimento all’intera provincia un +2,6%, percentuale che aumenta sensibilmente se si prende in considerazione soltanto l’area del capoluogo: +16,8%. Si tratta di un trend – quello del comune capoluogo – nettamente al di sopra della media Italia (+9,6%), che segnala la ripresa delle compravendite in sintonia con quanto evidenziato dall’Abi nei giorni scorsi: +86,1% per le nuove erogazioni di mutui destinati all’acquisto di immobili nei primi 8 mesi del 2015 (rispetto ai primi 8 mesi del 2014). In termini assoluti le banche hanno erogato 28,9 miliardi di euro (su base nazionale) rispetto ai 15,5 miliardi del 2014.
I dati del mercato immobiliare campano sono stati estrapolati dal Centro Studi ANCE Salerno dall’ultima nota trimestrale dell’Omi (Agenzia delle Entrate). Nella città di Salerno nei primi 6 mesi del 2015 sono andate a buon fine 500 compravendite nel settore residenziale con un aumento del 2,6% nel secondo trimestre rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Su tutto il territorio provinciale sono state, invece, vendute 2.849 unità immobiliari con un incremento del 3,3% nel secondo trimestre 2015 rispetto al primo.
La Campania
A livello regionale la variazione tendenziale nel secondo trimestre 2015 rispetto al pari periodo del 2014 è stata del 4,9% se si considerano i territori provinciali nel loro complesso, e del 4,5% se si analizzano i comuni capoluogo. In entrambi i casi i tassi di crescita sono inferiori alla media delle regioni del Sud (+5,1% intere province; +9,5% comuni capoluogo). In questo contesto è l’area napoletana in valori assoluti a rivelarsi trainante, soprattutto nell’ambito dei comuni capoluogo: a Napoli nei primi sei mesi dell’anno sono state perfezionate 2.764 compravendite nel settore residenziale (+14,4% secondo trimestre/primo trimestre).
Dopo Napoli si collocano i comuni di Salerno (500 compravendite); Benevento (226); Caserta (198) ed Avellino (142). Se ci spostiamo nelle aree provinciali (valori assoluti) la dinamica è più o meno uguale: Napoli 6.990 compravendite; Salerno 2.849; Caserta 2.088; Avellino 982; Benevento 648. La variazione tendenziale, in questo caso (II trim. 2015/II trim. 2014) più consistente nelle aree provinciali riguarda Caserta (+14,6%). Seguono: Benevento +7,8%; Napoli +3,5%; Salerno +2,6% ed Avellino +0,5%. In termini percentuali – se ci spostiamo nelle aree dei capoluoghi – accade il contrario per Caserta che da un anno all’altro fa segnare un -8,6%, mentre Benevento si attesta al +65%, Salerno +16,8%, Napoli +0,5% ed Avellino -1,4%.
Il Centro Studi ANCE Salerno ha, poi, definito il quadro del tasso di incidenza delle compravendite del settore residenziale sul totale del mercato regionale sia per quanto riguarda le intere aree provinciali che i perimetri dei singoli capoluoghi. Nel caso delle province il mercato più consistente si conferma quello del Napoletano (51,7% sul totale regionale; 18,3% sul totale Sud). Dietro Napoli si collocano (sempre per ambiti provinciali) Salerno (20,1%/Campania, 7,2%/Sud); Caserta (16%/Campania, 5,7%/Sud); Avellino (7,3%/Campania, 2,6%/Sud) e Benevento (4,9/Campania, 1,7% Sud). Complessivamente le compravendite concluse nelle aree provinciali della Campania incidono per il 6,2% sul totale Italia.
La stessa analisi è stata elaborata dal Centro Studi ANCE Salerno in relazione alle aree dei capoluoghi. In questo caso il tasso di incidenza di Napoli sul totale Campania cresce fino al 72,2% (con un consistente 27,9% sul totale Sud). Dietro Napoli ritroviamo Salerno, con il 12,4% sul totale Campania e il 4,8% sul totale Sud. Seguono Salerno: Benevento (6,7%/Campania, 2,6%/Sud); Caserta (4,7%/Campania, 1,8%/Sud) ed Avellino (4,1%/Campania, 1,6%/Sud).
«La ripresa del mercato immobiliare – ha dichiarato il presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – si colloca in un più generale contesto di ritrovata fiducia da parte delle famiglie che iniziano a smobilizzare quote di risparmio congelate nel periodo più negativo della crisi. È indubbio che le dinamiche inerenti la casa stimolino positivi riflessi sulle imprese del comparto delle costruzioni, ma più in termini di recupero di quote di liquidità che sotto il profilo dell’avvio di nuove progettualità. E bisogna aggiungere che soprattutto nei comuni capoluogo e nelle aree metropolitane l’impatto si rivela minimale in quanto le percentuali di nuove abitazioni vendute cedono il passo all’usato».
«È in questo quadro di sostanziale immissione di capitali delle famiglie – ha continuato Lombardi – come confermato dalle statistiche inerenti l’incremento delle erogazioni di mutui immobiliari, che va analizzato il rinnovato dinamismo delle piccole imprese dell’edilizia che hanno saputo in questi anni rimodellare la propria identità produttiva, orientandosi al mercato delle ristrutturazioni e dell’efficientamento energetico. E’ sulla base di queste evidenze che può spiegarsi anche l’inversione di tendenza dal punto di vista dell’occupazione nelle costruzioni in Campania».
«Naturalmente – ha concluso Lombardi – quanto si sta verificando, sebbene sia un fenomeno molto positivo, non può bastare perché mancano all’appello in maniera drammatica gli investimenti pubblici. Senza un piano concreto del Governo e delle Istituzioni regionali e comunali appare poco plausibile immaginare una ripresa strutturale dell’economia campana e meridionale. Peraltro si continua a rimanere nell’equivoco delle risorse rese disponibili dall’Unione Europea: è bene ricordare che esse nascono come risorse aggiuntive rispetto ai fondi ordinari nazionali. E invece, al momento, si configurano come preminente bacino finanziario di riferimento per attivare interventi di ampia dimensione, gli unici in termini di opere pubbliche effettivamente capaci di rimettere in moto il meccanismo produttivo dell’edilizia che dietro di sé traina l’intera economia».
Comunicato di Redazione.