Cisl Fp Salerno : Speriamo che Polimeni non si trasformi a breve in un contemporaneo Polifemo

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Apprendiamo dalla stampa la rivoluzione che si appresta ad avviare il nuovo commissario dr. Polimeni. Leggiamo e prendiamo atto che da anni avremmo voluto sviluppare una seria discussione sulla riorganizzazione delle strutture sanitarie per rendere funzionale la filiera ai concreti bisogni dei cittadini. Corre l’obbligo quindi sottolineare che l’analisi del settore evidenzia che i vari piani sanitari ospedalieri, emanati dalla Regione Campania, hanno palesato tutti i loro limiti nell’ insufficiente politica di programmazione che ha reso ancora più evidente i limiti di realizzazione sotto il profilo strategico. I danni fatti dalla politica in fase di programmazione regionale sono stati ingenti, ad esempio è emblematico lo spreco di denaro pubblico utilizzato per la trasformazione e ristrutturazione dei complessi operatori di diverse strutture ospedaliere. Tali strutture, una volta inaugurate sono state poi sistematicamente chiuse a causa dei sopravvenuti interventi di riprogrammazione regionale. Strutture nuovissime e moderne, sono state smantellate e trasformate, in alcuni casi, in RSA, ambulatori distrettuali o Ospedali di comunità. Notevole è stato lo spreco di ingenti risorse economiche, che si è aggiunto al danno della collettività. Fatti che abbiamo sistematicamente denunciato nel tempo senza essere mai stati ascoltati. Ancora oggi a distanza di circa otto anni dall’inizio dei piani di riordino assistiamo al mancato completamento di molti ospedali e ad una consequenziale carenza cronica di posti letto che comporta la migrazione dei cittadini verso altre province e regioni. E’ inoltre importante sottolineare:

1) il costo della sanità pubblica è in linea con il trend europeo però la qualità è in declino; forse sarebbe opportuno ridefinire i percorsi di valutazione degli organici rispetto al fabbisogno; appare inopportuno che mentre per le strutture private accreditate vi sia l’obbligo del rispetto dei requisiti strutturali e degli organici, tale aspetto venga totalmente disatteso nelle strutture pubbliche, motivo per cui la filiera dei servizi sanitari pubblici presenta gravi carenze strutturali, degli organici e delle adeguate professionalità necessarie, con estrema confusione, sull’espletamento di funzioni e mansioni (REGIONE);

2) l’adeguamento dei requisiti strutturali di ospedali e distretti, ma anche della maggior parte degli enti, atteso che forse il 99,99 % degli edifici campani è privo di tali requisiti, rilancerebbe l’edilizia, dando una forte scossa alla crisi del settore (REGIONE);

3) troppo frequente il ricorso all’ospedale: sarebbe infatti opportuno, nell’ambito della riorganizzazione sanitaria, prevedere, spostando i tempi della riorganizzazione dando da quelli della rete ospedaliera priorità a quella territoriale, ad esempio in Distretto Socio Sanitario Provinciale, svincolandolo dalle Aziende Sanitarie le quali purtroppo, con la presenza degli ospedali che drenano risorse umane ed economiche, non rendono possibile una organizzazione della sanità territoriale che, in maniera opposta alla ospedalizzazione che intercetta il bisogno, riesca a creare un benessere comunitario andando a cercare chi tra i cittadini della comunità di riferimento è bisognevole di cure ed assistenza socio-sanitaria (REGIONE);

4) ipotizzare la creazione autonoma ma integrata di una rete dell’emergenza (REGIONE).

Eppure basterebbe praticare ciò che oltre la linea gotica è strutturato per logica e necessaria opportunità, ovvero che le aziende sanitarie mutino la loro ragione sociale in aziende socio sanitarie locali oppure creando le aziende territoriali socio sanitarie provinciali, che inglobino tutte le attività e gli addetti ivi operanti in uno a quelli attivi nei piani di zona, in una progettualità finalizzata a garantire e realizzare le prestazioni sociali e sanitarie con piani di trattamenti adeguati ai reali bisogni dei soggetti interessati. E’ un percorso logico che confligge con quanti pensano ancora che lo scopo della politica non sia allocare correttamente le risorse, ma sia il potere di chi le controlla, il rischio di un eventuale accentramento in un unico soggetto, la perdita della permeabilità del loro potenziale controllo su imprese e reclutamento. Anche in questo caso si ragiona per tagli lineari senza alcuna relazione tra fabbisogni assistenziali e allocazione di risorse, ma cosa ancora più grave senza alcuna correlazione diretta tra processi riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi pubblici. Però si denuncia il fenomeno della migrazione sanitari che costa svariati milioni alla regione, ma si è sordi all’ipotesi di elaborare un gigantesco piano di razionalizzazione, che a consuntivo e pertanto su una rendicontazione annuale, possa verificare risparmi di spesa e redistribuzione percentualizzata per le strutture che, attraverso una vera riorganizzazione interna dei servizi, hanno concorso alla riduzione della spesa. Al di fuori di tali contesti, la gente continuerà ad andare in altre regioni e noi continueremo a denunciane il fenomeno ad ogni livello di rappresentanza, mettendo a posto almeno la nostra coscienza.

 

Comunicato Stampa

 

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