“Dovrebbero sapere che tu eri lì fin da subito, a rischiare la tua vita, per un tuo coetaneo che condivideva con te l’amore per la montagna”, L’accorata risposta di Angelo Caprio del CNSAS alle polemiche sui soccorsi a Simon Gautier
“Scusaci, ti sei perso nella nazione sbagliata” le forti parole di uno dei soccorritori riprese dalla stampa nazionale. Immediata ed accorata è giunta la replica dell’addetto stampa del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Angelo Caprio, che sottolinea il duro e pericoloso lavoro svolto come volontari e la speranza delusa di poter salvare Simon Gautier, 27enne francese, morto nel Comune di San Giovanni a Piro.
“Abbiamo cercato Simon per più di una settimana battendo chilometri e chilometri di terreni impervi. Percorrendo tutti i sentieri della zona. Poi l’avvistamento…
Così ti riprepari, fai un nuovo check dell’attrezzatura, zaino in spalla, e dopo esserti svegliato ancora una volta alle 5 del mattino, aver speso un’altra intera giornata a setacciare pareti e canaloni sotto il sole rovente, parti al buio per andare a recuperare il corpo. Ore e ore di lavoro di squadra, di manovre tecniche, di discese ripide con scariche di sassi, per portare a mare il corpo. Consegni la barella alle autorità e aspetti che vengano a prenderti con un gommone per portati al vicino porto. È il pomeriggio del giorno dopo ormai. Non hai riposato nemmeno un minuto. Ti fermi un po’, non troppo che devi rimetterti in auto o in treno e fare decine di chilometri, se ti va bene, per tornare di nuovo, dopo 38 ore, finalmente a casa, perché il giorno dopo ti tocca andare a lavoro, il tuo vero lavoro, quello per portare a casa il pane.
E senti poi gente e TG che parla di ritardo nei soccorsi, che in Francia avrebbero fatto meglio, che le tv Francesi hanno dovuto costringerci a far iniziare le ricerche…
La verità la sai solo tu, i tuoi colleghi, gli altri operatori che hanno lavorato con te. La verità è che tu non volevi altro che riportarlo a casa sano e salvo. Non volevi altro che i tuoi giorni di sacrifici venissero ricompensato con un sorriso dei genitori. Dovrebbero sapere che tu eri lì fin da subito, a rischiare la tua vita, per un tuo coetaneo che condivideva con te l’amore per la montagna. Dovrebbero sapere che tutto ciò che fai, tu lo fai da volontario, senza prendere un centesimo, anzi che tu usi i tuoi risparmi per comprarti l’attrezzatura, lasci i tuoi cari quando ti arriva la chiamata, che sia giorno, notte o Natale, accettando di non avere la certezza assoluta di rientrare a casa. Eppure tu ci sei. Perché tu sei un soccorritore del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Che tu sia della Campania, del Lazio, della Basilicata o di qualunque altra regione, tu ci sei.
Questo il post polemico nell’account facebook ALTA prospettiva: “Oggi usciamo sconfitti, da una battaglia durata giorni, da una infinita fatica, vi dico con sincerità che abbiamo avuto le speranze fino all’ultimo speravo che ti avremmo trovato in un cunicolo a proteggerti dal sole, si ferito sicuramente ma non morto, ti chiediamo scusa ma sopratutto ti chiedo scusa da parte di tutta la nostra nazione che non ha saputo intervrnire nel modo e nei tempi giusti, come ha detto ieri un collega presente con noi sul posto “ti sei perso nella nazione sbagliata”, ringrazio tutti i volontari che erano li e ringrazio tutta la Croce Rossa Italiana ma sopratutto ringrazio il SOCCORSO ALPINO, ragazzi che in questi giorni si sono fatti il culo sotto il sole senza mai mollare…… RIPOSA IN PACE SIMON………. “
Nessuno può affermare che i soccorritori non siano all’altezza del loro compito. Si sa che sono i primi ad avere la frustrazione che il tutto non sia finito in maniera positiva. Da qui a dire che le cose sono andate nel modo migliore è un altra cosa… Certamente non dipende da questi ragazzi che fanno sacrifici tutti i giorni. È anche vero che si sa che nessuno ti dice grazie e si ricordano di te solo a Pasqua, Natale e quando succedono questo genere di disgrazie. Non possiamo più permetterci di affidarci alle abilità degli uomini e basta, servono procedure, tecnologie ed altro. Alla fine basta copiare le realtà che funzionano già, in Italia e all’estero.