Napoli, panchina rossa in memoria di Tiziana Cantone. La madre: “Mia figlia abbandonata nell’indifferenza e nell’omertà di tanti”

In piazzetta Duca D’Aosta a Napoli adesso c’è una panchina rossa, inaugurata nella giornata di ieri (martedì 26 novembre), ad omaggiare la memoria di Tiziana Cantone,suicidatasi nel 2016 in seguito alla diffusione di un filmato a luci rosse, diventato fenomeno virale e (successivamente al tragico epilogo della vita della ragazza) simbolo italiano del problema del revenge porn.

La madre, Maria Teresa Giglio, non ha nascosto l’amarezza per la gogna mediatica riservata alla figlia nel corso degli anni, specialmente sui social network. Ha lanciato tuttavia un messaggio di speranza e persevera nella sua lotta per aiutare chi potrebbe subire lo stesso infausto destino:

«Quello che è accaduto a Tiziana serve ora a salvare le altre ragazze, per questo l’associazione che ho creato si chiama “Tiziana Cantone per le altre”, la sua morte deve significare salvezza per le altre donne e incoraggiarle a denunciare». Ha aggiunto quindi, sul fine della sua battaglia: «Noi donne non dobbiamo farci affossare da questa bigotta moralità italica, che condanna ciò che segretamente brama. C’è tanta ipocrisia, tanta falsità. Dietro i cosiddetti “perbenisti” si nascondono spesso le persone peggiori e di ogni ceto sociale. Dobbiamo combattere contro questa cultura sessista e retrograda».

Maria Teresa ha poi rincarato la dose: «Tiziana era una ragazza come tante, che viveva la sua vita intima in modo normale. Le perversioni non le appartenevano, lo dico qui, davanti alla cosiddetta Napoli bene, dove ci sono i veri pervertiti che dovrebbero vergognarsi. Lei non ha mai fatto del male a nessuno ed è stata lapidata mediaticamente e abbandonata nell’indifferenza e nell’omertà di tanti».

«Sono rimasta molto colpita dall’indifferenza della città di Napoli che lei amava molto. Ora Tiziana ha smesso di essere invisibile ed è riconosciuta per quello che era in realtà, una ragazza meravigliosa, molto dolce ed empatica».

La signora Giglio ha poi sottolineato il suo impegno nella rimozione dei video che continuano, tuttora, a circolare: «Tiziana rivive anche attraverso questa lotta che ha iniziato contro i colossi del web, società che guadagnano milioni sulla nostra pelle, che hanno nelle mani tutti i nostri dati sensibili. È stato già condannato Facebook e ora la sua voce sono io, anche se l’hanno uccisa nell’anima fino ad ucciderla nel corpo perché non reggeva più quella gogna mediatica, fatta di merchandising, meme, parodie, su di lei si è fatto un commercio senza limiti. Ora grazie a questo team legale stiamo applicando un metodo per cancellare i contenuti illeciti».

Francesco Romano Risi © Riproduzione riservata.

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