Ospedale Ruggi, Antonacchio: La misura è colma
Azienda Ospedaliera Universitaria Salerno
La misura è colma: operatori sfruttati e bistrattati, il piano organizzativo mai decollato
La furia virale dell’epidemia in atto ha preso d’assalto l’Ospedale Ruggi, in particolar modo il pronto soccorso di presidio è una polveriera, così sentenzia il Segretario Generale CISL FP di Salerno Pietro Antonacchio. Mesi e mesi di contrasto al Covid-19 senza paura alcuna con cui gli operatori sanitari della struttura stanno fronteggiando senza sosta sia i pazienti positivi che i probabili negativi, ma il piano organizzativo è saltato, non esistono strutture architettoniche e percorsi che mettano in piena sicurezza sia chi ci lavora che chi viene assistito: con l’ apertura dell’Unità Operativa Complessa Multi Specialistica Covid-19 al piano rialzato, superiore al piano del pronto soccorso, si sono ridotti ulteriormente i posti letto per pazienti malati urgenti, creando disordine e congestione negli spazi di accettazione ed urgenza. Ormai la misura è colma – stigmatizza Pietro Antonacchio -, gli operatori, di esigua entità, non riescono a lavorare in piena autonomia, al pieno delle potenzialità ed efficienza, ma soprattutto stanchi e con le energie psicofisiche ridotte e allo stremo. I malati che necessitano di cure e assistenza dedicata e diversificata non hanno modo di trovare posto letto in reparto nel giro di 24 ore; non si è previsto quindi uno spazio per sopperire alla chiusura del reparto annesso, navigando a vista. Abbiamo chiesto mesi fa, nel periodo della seconda ondata, un confronto e una condivisione di programmi e organizzazione interna all’area d’urgenza con spazi e percorsi dedicati per soli Covid-19, così da ottimizzare le risorse disponibili di allora, di modo che fosse fatta una zona filtro a guisa di setaccio. Ora che siamo nel vivo della terza ondata, seppur considerando la forte volontà della direzione strategica di fronteggiare la pandemia con ogni arma e mezzo, i dati non ci rincuorano, sia sulla scorta dei dati della unità di crisi regionale che sul rallentamento dei processi sulla somministrazione dei vaccini, da addebitare al governo nazionale, ma siamo certi e sicuri che creando un percorso diversificato da questo attuale, vecchio ed obsoleto rispetto alle esigenze attuali, si possa dar beneficio agli operatori, ai pazienti positivi in attesa di ricovero, e ai pazienti bisognosi di cure ed assistenza accantonati per giorni coadiuvando benessere organizzativo ed efficacia dei processi sanitari ed aziendali. Purtroppo la volontà della direzione strategica si scontro con una organizzazione della struttura obsoleta, su modelli ante epidemia, che già mostravano difficoltà di gestione e governo, anche in quanto il benessere organizzativo interno è gravemente messo in discussione da una inopinata direzione preistorica dei rapporti interni e di collaborazione. Nel mentre l’ASL di Salerno proroga i contratti ad un anno, all’Azienda ospedaliera di Salerno a pochi giorni dalla scadenza non si è ancora deliberata la proroga. Nel Mentre all’ASL Salerno si accorpano i reparti, si assegnano medici ed infermieri ai pronto soccorso, si obbliga ad individuare percorsi puliti e sporchi nonché aree di stazionamento interno e predisporre un potenziamento delle aree di ricovero per evitare che pazienti sostino per ore nelle ambulanze, al Ruggi ciò non avviene poiché la dirigenza del pronto soccorso, nonostante le prime due ondate, si è fatta trovare impreparata alla terza, incurante del detto che non c’è due senza tre. Bisogna creare una zona rossa unica per gli affetti, una zona grigia per i sospetti, ed un area pulita per i restanti pazienti afferenti e che necessitanti di cure primarie, ovvero si crei un ospedale da campo di modo che il tutto sia concentrato in una sola area, così da liberare spazi per i restanti pazienti bisognosi evitando zone miste ed infette, adibire ulteriori spazi per i posti letto mancanti della medicina d’urgenza con personale dedicato e, ovviamente, con percorsi e protocolli finalizzati all’ottimizzazione del processo di cura. Per fronteggiare una guerra c’è bisogno di arruolare altri operatori, in misura del 50 % in più per le sole aree d’urgenza Covid-19 e, in ultimo ma non per importanza, dare agli operatori, in scadenza prossima di contratto, la possibilità concreta di una proroga annuale, aspettando che sia fatta luce sulla norma regionale ultima in merito ai contratti di 36 mesi. Altre Aziende lo fanno, anche le più vicine. Sarebbe opportuno cambiare il registro. All’Azienda Ospedaliera, qualche medico competente per qualche dichiarazione è stato licenziato, ma purtroppo di contro assistiamo che qualche dirigente incompetente non viene né redarguito né rimosso. Speriamo che l’attuale direzione strategica ne prenda atto e riannoda i fili valorizzando il merito e le competenza.
Il Segretario Generale Pietro Antonacchio
(comunicato stampa)