Paolo Battaglia La Terra Borgese: Ecco dove sono le Risorse Umane del Lavoro in Nero
Paolo Battaglia La Terra Borgese: Ecco dove sono le Risorse Umane del Lavoro in Nero
“Cassintegrati, percettori di disoccupazione, immigrati clandestini, pensionati e minori: sono queste le categorie che affoltiscono le fila del Lavoro in Nero”, accusa Paolo Battaglia La Terra Borgese
Paolo Battaglia La Terra Borgese, di recente, lei ha parlato alla Stampa di Arte del Lavoro nero: cosa intende proiettare?
Che in quanto arte è storia antica, nel nostro caso è storia vecchia, perché il lavoro nero non l’hanno certo inventato i percettori del reddito di cittadinanza,come vorrebbero alcune menti, basta leggere qui. Siamo davanti a spacciatori di idee stupefacenti: a sentire queste aspiranti nuove star, “Virologhe dei Lavoratori” – concentrate a coprire ad ogni costo lo spazio mediatico lasciato vuoto dai virologi covidiani – il Lavoro Nero sarebbe stato inventato di recente dai percettori del reddito di cittadinanza!
Esiste una condizione diversa da quella presente proposta dai media?
Certamente: esiste la realtà, unica e sola, il resto rimane spaccio di idee stupefacenti, poiché il “nero” – storicamente – trova il grosso della forza lavoro presso i cassintegrati e i percettori di disoccupazione, presso gli immigrati clandestini e i pensionati, e purtroppo anche presso i minori. D’altro canto è anche ovvio: nessuno tra questi potrebbe accendere una vertenza! E lamentarsi che non si trovi manodopera – magari stagionale – fa solo ridere: si pensi, ad esempio, ai lavoratori “invisibili” dell’industria edilizia.
Chi, racconta queste cose o si lamenta?
Si tratta di testimonial di un pensiero che aspira ad essere unico, di imprenditori soprattutto grandi che senza alcun ritegno dichiarano liberamente e senza alcuna tema di smentita di non trovare lavoratori stagionali o a tempo, o part time a causa del reddito di cittadinanza. Dicono che i percettori del reddito preferiscono lavorare in nero. Ma dimenticano, QUESTI GRANDI (?) IMPRENDITORI – forse ad arte -, di dichiarare se tali offerte di lavoro siano state regolarmente inoltrate alle strutture pubbliche competenti che sono i Centri per l’Impiego, presso i quali si potrebbe in tal caso attingere alla verità. O forse le proposte di lavoro che fanno costoro non sono così vantaggiose come vorrebbero farci credere e cercano dunque solo di sfruttare il prossimo bisognoso?
Lei cosa farebbe?
Farei intanto un bel distinguo onesto: smettere di considerare i già molto poco fortunati, forse disgraziati, percettori del reddito di cittadinanza quali possibili filantropi, e se effettivamente la ripresa economica del Paese dipende o dipendesse dalla sottoccupazione: beh allora è il caso di non farla pagare ai meno fortunati, è doveroso e corretto coinvolgere invece i più fortunati dipendenti pubblici: metà ferie e obbligo dell’altra metà nei lavori stagionali, o di pubblica utilità, a favore dell’impresa privata o dei Comuni, per favorire la ripresa della Nazione Italia. Così… tanto per ripagare la collettività dei benefici ottenuti: un lavoro sicuro, stabile e redditizio, e tutte le loro certezze di vita che tanti altri non hanno.
Alternative?
Lavoro pubblico a tempo: tre anni, poi a casa col Reddito di cittadinanza. Una volta per uno non fa male a nessuno!
Perché?
Perché è giusto così. Henry Ford diceva “Non è l’azienda che paga i salari. L’azienda semplicemente maneggia il denaro. È il cliente che paga i salari.” Quindi è giusto non affidare decenni e decenni di lavoro ad una singola persona con lo scopo di vendere case e ville, di vendere prestiti, mobili e automobili a rate, a scapito di chi rimane a spasso. Forse è giusto per l’economia, ma nel pubblico è diverso, il lavoratore pubblico deve essere un precario, così non potrà comprare il motorino al figlio per farlo ingaggiare da questi inferni chiamati delivery. Perché bisogna smetterla con questo continuo spaccio di idee stupefacenti volto a definire ladra – a qualsiasi costo morale ed etico – la Persona percettrice di quell’ammortizzatore sociale detto Reddito di Cittadinanza che, più onestamente e correttamente, divinamente, dovrebbe chiamarsi Rimborso del Danno Sociale Subito, perché una collettività simile: che crea così tanti poveri, disoccupati, finti occupati e inoccupati, è COLPEVOLE.
Si pensi piuttosto a monitorare con dovere di dovizia l’andamento fruttifero di tutti i contributi pubblici elargiti a destra e a manca, a privati e aziende, industrie e multinazionali, quotidiani e simili, ad associazioni e coop, ad amici e parenti, e a tizio e a caio, invece di distrarre – abilmente – il popolo italiano con la storiella dei furbetti del Reddito di Cittadinanza – conclude Paolo Battaglia La Terra Borgese.