Michele Specchiale, il deejay bionico del Vallo di Diano: “L’importante è inseguire sempre ciò in cui si crede”
Le confessioni del deejay bionico di origini sicule che vive nel Vallo di Diano
Oggi sono in compagnia del deejay bionico Michele Specchiale, in arte DjMikyBionic. Detentore di un Guinness World Records, testimonial di vittime della strada e di INAIL, “deejay ufficiale” del comitato paralimpico, oltre che l’unico deejay a suonare con una mano bionica. Ha quasi terminato il suo studio di produzione da 12 metri, il più grande d’Italia, con cui viene facilitato mixaggio, produzione e consolle. Specchiale è stato recentemente autorizzato anche per l’utilizzo dell’ultimissima mano bionica impermeabile all’acqua in Italia e a breve andrà a testarla. In quest’ultimo periodo per colpa dell’alluvione il Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio (Bologna), ha subìto un grosso danno e presto si dovrà ripristinare l’officina meccanica. È proprio Budrio ad aver messo a disposizione di Michele una nuova protesi che faciliti il mixaggio in consolle. Continuate la lettura per scoprire come si è raccontato per voi ai microfoni di Trekking Tv.
Ciao Michele, grazie di essere qui. Ci vuole raccontare come ha affrontato il post incidente? Chi le è rimasto accanto in quei momenti? Grazie a voi, ciao a tutti. È successo tanti anni fa, sono stato male per una settimana. Non lo so se è per il mio carattere o quel che sia, ho avuto subito lo stimolo di voltare pagina e di darmi proprio una scossa. In quella settimana ho visto tutto il malessere che magari a un normale disabile si accompagna nel tempo, l’ho avvertito in modo molto amplificato ma alla fine ce l’ho fatta. Sono caduto sì, ma mi sono rialzato più forte di prima, l’ho affrontato a testa alta, mi sono dato una smossa per ricominciare a fare quello che prima facevo e che volevo continuare a fare: una tra le cose principali era quella di coltivare la mia più grande passione che è la musica! Quindi ho studiato come poter adottare sistemi diversi di mixaggio, sistemi per schiacciare i tasti. All’epoca suonavo il clarinetto, questo non è stato più possibile, ma non mi sono arreso e ho cambiato solo strumento. Mi sono rimasti accanto soprattutto i miei genitori, ma non è stato come viverla nel mondo di oggi con i social, in cui magari un disabile si collega su un canale e trova la forza per andare avanti mediante qualche discussione oppure trova il recapito telefonico di qualcuno che può aiutarlo. All’epoca non avevo contatti, quindi è stato più difficile affrontare questo nuovo mondo, questa nuova vita, perché si parla di un cambiamento.
La musica c’è sempre stata nella sua vita, ma come e quando ha capito che poteva fare il deejay? E cos’è stata e cos’è tutt’ora per lei la musica? Innanzitutto per me la musica è un’arte e io sono un deejay producer. Fin da piccolo ero interessato agli strumenti classici come tromba e clarinetto. Mi ha sempre appassionato questa cosa dell’essere deejay, devo dire che all’epoca era molto più difficoltoso mixare sui vinili, ma forse è stato questo che mi ha fatto andare avanti, perché comunque le sfide mi piacciono. Quante puntine ho distrutto, quanti piatti ho rotto. La difficoltà è stata nel ritrovarmi nei giorni d’oggi con la nuova tecnologia e nel rimettermi al pari con gli altri. Io partecipo delle volte anche al Tour Music Festival, dove competo con tantissimi deejay nazionali e posso dire che quando entro io, il sentirmi temuto mi rende felice, ma non nel senso di sentirmi superiore, ma mi rende felice perché io nonostante abbia solo un braccio sono al loro stesso livello.
Vuole spiegare ai nostri lettori come riesce a suonare con la mano bionica? Quali emozioni ha provato la prima volta che lo ha fatto? È stata un’emozione grandissima ritrovarmi di nuovo con due mani in consolle, ho incontrato grandi difficoltà perché le protesi di una volta non erano come quelle che ci sono adesso. Mi sono messo subito in moto per iniziare questo nuovo percorso e affrontare le prese con la mano e sfiorare tasti e piatti, non avendo sensibilità. L’allenamento, la forza e la grinta mi permettono di suonare e di dimostrare che posso farlo anche con una sola mano.
Ha un discreto seguito su Instagram. Da dov’è nata l’idea di creare l’account social? E come vive la sua attuale popolarità? È nato così per gioco ma anche e soprattutto per essere di sostegno a chi si trova nella mia stessa situazione e ha bisogno di supporto. Mi scrivono e io sono lieto di rispondere e perché no, di andare a trovarli. Il social è essenzialmente per coloro che necessitano di risposte.
Progetti futuri? E in chiusura non voglio farle una domanda precisa, ma le lascio la parola per essere di supporto e consigliare, chi si trova ad affrontare lo stesso percorso che l’ha portata fino a qui. Il mio più grande sogno è quello di terminare lo studio di produzione. Sono sempre onorato di partecipare a sfilate di moda, al comitato paralimpico e a tutte le manifestazioni volte a sensibilizzare. A tutti coloro che si trovano nella medesima situazione posso dire di stringere i denti, sarà sicuramente una strada in salita, perché non si conosce questo mondo, ma posso dire che se ce l’ho fatta io e ce l’hanno fatta tante altre persone tra cui anche mia moglie, penso che chiunque può riuscirci. Le uniche medicine sono il tempo, la fiducia in se stesso, la grinta e la voglia di voler continuare. Se io tramite i social posso essere d’aiuto a tutti coloro che necessitano di una parola di conforto sono strafelice, bisogna lottare e bisogna avere tanta pazienza. Sarà una grande salita ma una volta raggiunto l’apice diverrà tutto in discesa! E con un sorriso quando finalmente arriva la fase in cui si sta scendendo, bisogna soffermarsi a pensare com’è stato difficoltoso l’inizio a quando si pensava di non farcela. L’importante è inseguire sempre ciò in cui si crede.
Non vi resta che seguire Michele Specchiale sui suoi canali social, per scoprire come ci stupirà ancora una volta. A presto readers!
Di Michaela Alfano
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