Marco Dettori: tutto sull’autore con la passione per la musica
Tra scrittura e musica
Oggi sono in compagnia dello scrittore sardo Marco Dettori, classe 1982. Marco vive a San Sperate (Cagliari), anche detto il “Paese Museo”, difatti il comune nella provincia del Sud Sardegna vanta oltre 400 murales nonché una centinaia di sculture. L’autore ha conseguito una laurea in Scienze Politiche con indirizzo storico, nella vita lavora come impiegato e ha mosso i primi passi nel mondo della scrittura come autore di racconti. Dettori ha ottenuto riscontri favorevoli in numerosi concorsi, ma è nel 2019 che si è aggiudicato il premio al concorso letterario “Anselmo Spiga” e nello stesso anno ha ottenuto un altro ambito riconoscimento nella città di Milano, sto parlando di un premio speciale al concorso nazionale “Artisti per Peppino Impastato”. Marco si divide tra un gran numero di attività: quello per la lettura, la scrittura, la musica e i viaggi. Il suo ultimo romanzo “Il paese senza Vento” edito Amicolibro è disponibile sia in formato digitale che cartaceo, lanciato nel marzo del 2022, sfogliando le pagine del romanzo ci si ritroverà catapultati in una Sardegna degli anni ‘50. Se siete curiosi di scoprire cosa mi ha raccontato, non vi resta che continuare la lettura di questa nuova intervista, certa che il suo indiscusso talento vi conquisterà.
Benvenuto Marco e grazie per aver accettato il mio invito. Cominciamo con la prima domanda: la passione per la lettura e la scrittura le è stata trasmessa da qualcuno o fa parte di una sua inclinazione naturale? Parlando dei suoi libri, la predilezione verso il genere Giallo da dove arriva? Grazie mille per il gradito invito. Penso che l’amore per la lettura sia dovuto a tanti fattori: formazione scolastica, amicizie, famiglia e anche, certamente, a una propensione naturale per tutto il mondo relativo ai libri. La scrittura, invece, è arrivata più tardi, man mano che il piacere per la lettura aumentava e si diversificava. Tutti gli scrittori, infatti, sono prima di tutto dei lettori appassionati. In realtà non mi ritengo un giallista puro, per quanto il giallo classico sia una delle mie letture preferite. Posso dire che il desiderio di cimentarmi con questo genere sia venuto in primis dalla lettura dei libri di Leonardo Sciascia, uno dei miei autori preferiti.
C’è un libro che ha segnato la sua infanzia? Qualora la risposta fosse sì, ce ne parli. E un autore che l’ha ispirata nel suo percorso di scrittore? Non c’è un libro in particolare che ha caratterizzato la mia infanzia, mentre ci sono diversi autori che mi hanno ispirato e che continuano ad essere fonte di ispirazione. Leonardo Sciascia, come ho già detto, per la sua capacità di descrivere lucidamente la realtà italiana del suo tempo; Italo Calvino per la sua prosa e per la sua originalità, e Dino Buzzati con cui condivido molte tematiche presenti nei miei libri. Anche i grandi autori dell’Ottocento sono stati importanti, penso a Tolstoj e Dumas, per esempio, che hanno scritto quei romanzi che io considero “perfetti”.
Nella sua vita c’è spazio per la scrittura, per i viaggi, ma anche per la musica. Parlando di musica, questa interessante attitudine arriva da lontano o è una scoperta recente? E come riesce a dividersi tra i vari impegni che coltiva? La musica è sempre stato un interesse che ho coltivato. Anni fa tutti noi ragazzi volevamo imparare a suonare uno strumento e formare un gruppo musicale. Ho imparato a suonare la chitarra da autodidatta circa vent’anni fa, e negli ultimi anni ho deciso di frequentare una scuola civica di musica per rispolverare questa passione. Non sono un musicista professionista, ma penso che l’importante sia divertirsi. Conciliare tutti gli impegni a volte è complicato, ma con un po’ di organizzazione ci si riesce.
Oggi è uno scrittore molto stimato, ce lo confermano le note di apprezzamento che le riservano in primis i lettori de “Il paese senza vento”. Ci racconti da dove nasce questa storia. “Chenes” è il luogo che lei descrive nel suo libro, ma è reale? I suoi personaggi nascono da qualche aneddoto che le è stato confidato? Questa storia nasce proprio dal titolo. Come insegnava Gianni Rodari, sono partito da un’ipotesi fantastica: inventare un paese dove non arriva il vento, proprio in una terra come la mia, la Sardegna, dove il vento è sempre stata una costante. “Chenes” è un paese che non esiste nella realtà, ma che può facilmente rappresentare un qualsiasi paese dell’interno dell’isola di quegli anni. E proprio questo nome, Chenes, l’ho mutuato dalla parola che in dialetto sardo significa “senza” (Chenze). I personaggi sono quelli tipici di un piccolo paese degli anni cinquanta: il medico condotto, il parroco, il sindaco, il proprietario del bar. Non mi sono ispirato a persone reali, ma alcuni piccoli episodi sono ispirati a vicende che mi sono state raccontate oppure a leggende e storie che sono comuni ai paesi della Sardegna, e non solo.
Prima di salutarci ci dica: sta lavorando alla pubblicazione di un nuovo libro? E c’è un progetto che vorrebbe realizzare in futuro? Sto lavorando a una raccolta di racconti con un filo tematico comune, per quanto slegati tra loro. Non saranno racconti riconducibili al genere giallo, a cui spero di ritornare in futuro, con un nuovo romanzo.
Se non avete ancora trovato il libro giusto da portare sotto l’ombrellone, chissà che “Il paese senza vento” non possa essere quello che fa per voi. A presto readers!
Di Michaela Alfano
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Inrteressante. Mi propongo di leggere questo libro, appena possibile. Cordiali saluti.