Il vulcano Marsili , dormiente gigante sommerso, non è da sottovalutare

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Preoccupato il Sindaco di Santa Marina: “Nessuno ci spiega cosa stia accadendo in fondo al mare ed è impensabile costruire un metanodotto in una zona sismica”

Dorme in fondo al mare, ma tiene svegli gli abitanti del golfo di Policastro. È il vulcano Marsili, un gigante sottomarino alto 3 mila metri, lungo 70 chilometri e largo 30. Dorme indisturbato da migliaia di anni ma ogni volta che la terra trema alimenta sotterranei brividi. La frequenza di piccole scosse nella zona fa aumentare la paura di residenti e amministratori comunali che, ogni volta si verificano tragedie come quella del centro Italia, provano a riaccendere i riflettori sulla questione. «Negli ultimi anni conviviamo con le scosse di terremoto – racconta Giovanni Fortunato, sindaco di Santa Marina – la maggior parte non sono percepite dalla popolazione ma vengono censite dai sismografi. E spesso coincidono con il cratere del Marsili». Fortunato, già consigliere regionale e da anni promotore di una crociata contro il metanodotto che dovrebbe collegare la Sicilia con il Golfo di Policastro denuncia «la mancanza di informazione sull’attività vulcanica nella zona». «Nessuno ci spiega cosa stia accadendo in fondo al mare – tuona – eppure ho richiesto più volte notizie al Governo e agli enti competenti». Solo la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha risposto ad un appello del sindaco. «Mi chiesero un dossier sul progetto del metanodotto. Poi è calato il silenzio». Quello che più spaventa è il mancato monitoraggio del vulcano. Il professore Enzo Boschi, già presidente nazionale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha lanciato più volte negli anni passati l’allarme per le conseguenze che potrebbero derivare dal vulcano Marsili. Geologi e sismologi temono che un’eruzione possa provocare il cedimento delle pareti e quindi generare un’onda dalle conseguenze imprevedibili. In uno studio del 2002, sono stati censiti ben 72 movimenti (onde) anomali che hanno interessato le coste italiane, la gran parte dei quali si sono verificati fra Campania, Calabria e Sicilia. Ad essere a rischio non è solo la Costa Cilentana ma anche la Costa amalfitana. Tre anni fa, anche la salernitana Titti Postiglione, del Dipartimento nazionale della Protezione civile, durante un’esercitazione nel Cilento, evidenziò che «il maremoto in Italia e in Campania è un rischio reale, che non va sottovalutato». Si riaccendono le polemiche anche sul metanodotto che dovrebbe arrivare dalla Sicilia alla foce del fiume Bussento. «È assurdo costruire un metanodotto in una zona sismica – dice Fortunato – continueremo ad opporci fino alla fine». Per non parlare del danno ambientale. Un danno incalcolabile – sostengono gli esperti – perchè il tracciato è stato scelto in base alle comodità della ditta.

Vincenzo Rubano

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