Ospedale Ruggi d’Aragona, Ortopedia: odissea pazienti e operatori
ORTOPEDIA RUGGI ODISSEA DEI PAZIENTI MA ANCHE DEGLI OPERATORI
Spiace dover assistere ad una presunta accusa sull’operator dei lavoratori della Ortopedia dello stabilimento Ruggi che purtroppo ha coinvolto pazienti fragili che per loro natura dovrebbero essere più protetti e salvaguardati dall’epidemia in atto. Purtroppo sembrerebbe che ad essere accusati di tale spiacevole episodio siano gli operatori, ma il fatto che molti siano risultati infetti e abbiano lavorato a stretto contatto con altri operatori e con gli stessi pazienti, mostra tutta la loro dedizione al lavoro, svolto con spirito di abnegazione e incuranti del proprio stato di salute. Infatti il 24 settembre – afferma Pietro Antonacchio Segretario Generale della CISL FP di Salerno – avevano provveduto ad attenzionare il problema del reparto e a cercare di dare delle indicazioni per evitare che si verificassero situazioni del genere. Il paziente che veniva preso in carico doveva accedere prima ai locali del PS ed essere visitato, poi mandato in consulenza ortopedica al 2° piano, successivamente praticare RX varie al PS radiologico ritornando al piano 0, ritornare al 2° piano per ulteriore consulenza, ed infine ritornare al punto di partenza, ovvero al reparto di accettazione: i tempi tra visite, esami diagnostici e consulenze raddoppiano l’attività ospedaliera creando disagio a tutti gli utenti. E tale situazione era frutto di un protocollo elaborato dalla Unità di CRISI, che nello specifico prevedeva: accettazione al triage di PS; visita ortopedica al 2° piano, nei locali dell’Ortopedia; in caso di prescrizione di esame radiologico, il paziente ridiscende ad eseguire lo stesso nei locali di Radiologia di PS al piano terra; quindi, il paziente torna in Ortopedia al 2° piano, poi viene o dimesso o ricoverato; in caso di ricovero, per ingessatura, il paziente ridiscende in Radiologia di PS per effettuare il controllo; quindi il paziente risalirà in Ortopedia al 2° piano, per la dimissione. Avevamo segnalato numerose criticità su tale protocollo: accavallamento di personale e pazienti che stazionano nel corridoio ed in sala di attesa del 2° piano – sez. Ortopedia, in quanto tra attività di reparto, PS. ed ambulatoriale, le persone si accalcano e c’è possibilità concreta di continui assembramenti col rischio di nuovi contagi e focolai intraospedalieri, bypassando quelle che sono le direttive nazionali in tema di profilassi generale per contrastare il “virus pandemico”, ma soprattutto mostrando poca attenzione ai bisogni dell’utenza (fatevi un giro nelle ore di maggiore affluenza); non vi è personale dedicato per la “carovana” venutasi a creare, ma si sopperisce producendo ulteriori centinaia di ore di straordinario mensili, gravando sul fondo aziendale del comparto; inefficienza delle attività, creando file interminabili ed attese sempre più lunghe; percorsi “non percorsi” che creano disagio al paziente per i motivi sopra descritti; aggravamento del carico di lavoro degli operatori tutti del reparto di ortopedia, in quanto oltre ad ottemperare agli obblighi inerenti alle attività di reparto, ambulatorio, assistenza al paziente pre e post-operatorio, urgenze ortopediche, devono anche assorbire ulteriori attività senza un adeguamento degli organici (OSS e CPS Infermieri); aumento del rischio di eventi avversi da errori procedurali, causa percorsi ad hoc non attivati. Si è invitato l’ente ad approfondire la tematica con un tavolo tecnico tra i vari responsabili di struttura, direzione strategica e organismo paritetico, in modo che si creino percorsi alternativi e innovativi per il bene dei pazienti e per il benessere degli operatori sanitari; predisporre un immediato adeguamento degli organici al mutato fabbisogno assistenziale; attivare un potenziamento del servizio provvedendo ad un adeguamento dei macchinari finalizzati a garantire qualità delle prestazioni. Purtroppo l’ente da una parte non prende in considerazione gli inviti al confronto sulle materie come prevedono i protocolli nazionali sottoscritti con le organizzazioni sindacali, dall’altra sembra in confusione quotidiana attesa la complessità della gestione che richiederebbe un potenziamento della dirigenza sia sanitaria che amministrativa, poiché quella attuale è poco attenta alle dinamiche della riorganizzazione dei servizi che in processi di riorganizzazione emergenziali richiedono ampie capacità e esperienze di risoluzione dei problemi, nel mentre si caratterizza, come nell’ordinaria gestione, quale burocrazia atta e finalizzata solo a renderli più complicati e insidiosi. L’Azienda ospedaliera Universitaria di Salerno – conclude Pietro Antonacchio – merita classe dirigente migliore di quella attuale per cui necessita di un adeguamento del management che sia all’altezza del compito. Se così non sarà il declino in atto dell’ente cominciato da oltre 20 anni, sarà inesorabile. Infatti come se non bastasse la Direzione Sanitaria dispone che la quarantena per operatori sanitari non si applica con coloro che hanno avuti contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva. Noi siamo preoccupati. Molto Preoccupati. Per fortuna è intervenuta la sorveglianza sanitaria ed ha previsto uno screening immediato per la messa in sicurezza di operatori ed utenti.”
Il Segretario Generale: Pietro Antonacchio