Dissesto idrogeologico: Modificata la governance, ma i cantieri non aprono
DISSESTO IDROGEOLOGICO: MODIFICATA LA GOVERNANCE, MA I CANTIERI NON APRONO E IL TERRITORIO CONTINUA A FRANARE Il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi: «Basta con cabine di regie e tavoli tecnici utili solo per distribuire incarichi e accumulare ritardi: subito una task force per la progettazione che coinvolga istituzioni e università» «I recenti ennesimi crolli in Costiera amalfitana e nel Cilento – che ancora una volta per mera fortuna non hanno provocato vittime – ripropongono con estrema drammaticità la situazione emergenziale in cui versa il territorio campano a causa del dissesto idrogeologico, ma anche le gravissime responsabilità della politica, che pur in presenza di risorse ed opportunità per la messa in sicurezza continua ad annaspare tra inefficienze, mala burocrazia e inutili tavoli tecnici». Ad affermarlo è il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi: «Soltanto nel 2020 – dice – sono stati 60, nella sola regione Campania, gli smottamenti, dei quali 16 con gravi danni ad infrastrutture e al patrimonio storico. Eppure la nostra regione è stata tra le favorite nella ripartizione dei 6,6 miliardi stanziati nel 2019 per mitigare il rischio dissesto: 486 milioni, che avrebbero dovuto consentire l’apertura di 381 cantieri in un territorio, vale la pena ricordarlo, che per il 60,2% è a rischio a fronte di una media nazionale del 19,9%». «Le colpe – continua ancora Lombardi – sono ancora una volta imputabili a inefficienze e mala burocrazia. Persiste il quadro allarmante delineato nel 2019 dalla Corte dei Conti proprio relativamente alla spesa dei fondi per il dissesto idrogeologico nel triennio 2016-2019. Già in quella occasione emerse un paradosso che purtroppo permane: dei 12,5 milioni assegnati alla Campania per 54 progetti, ne erano stati utilizzati soltanto 3,2. I residui 9,3, benché disponibili a Roma, rimanevano fermi per mancanza di progetti». Da qui la proposta di Federcepicostruzioni: «Non inutili tavoli tecnici e cabine di regia che finiscono per impelagarsi nelle problematiche burocratiche e amministrative consuete, complicando ulteriormente il quadro delle competenze e delle responsabilità: ma una task force che si impegni attivamente nella definizione e nel completamento di progetti esecutivi, immediatamente cantierabili, al fine di costituire una banca progetti cui attingere non appena si rendano disponibili risorse, sia a livello nazionale che europeo. Una task force che impegni anche atenei universitari, giovani professionisti e amministrazioni preposte». Invitalia nel novembre scorso ha affiancato il Ministero dell’Ambiente per accelerare l’attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. L’Agenzia ha predisposto un documento dettagliato sullo stato di avanzamento dei programmi in materia di difesa del suolo, con l’obiettivo di monitorare tutte le risorse programmate e impegnate. Il documento ha evidenziato un avanzamento della spesa regionale pari al 26% dei 5,8 miliardi programmati dal 2010 a oggi e ha individuato le principali criticità: lentezza delle procedure, fondi frammentati e mancato uso di poteri straordinari da parte dei commissari. I problemi e le criticità sono quelli soliti: farraginosità del quadro normativo, assenza di adeguati monitoraggi; mancanza di comunicazione tra Stato e Regioni, necessità di rivedere progetti approvati (o addirittura mancanza di progettazioni esecutive), frammentazione e disomogeneità dei dati sul dissesto, difficoltà per le amministrazioni centrali e locali nel gestire le attività di prevenzione e tutela in modo “ordinario” (con conseguente ricorso a gestioni commissariali). Il piano nazionale fermo in Parlamento La proposta nasce anche dalla necessità di sfruttare al meglio tutte le opportunità di intervento che si presenteranno, ed evitare situazioni drammatiche quanto paradossali, come le (purtroppo) periodiche frane in un territorio di straordinaria bellezza, di enorme valenza strategica dal punto di vista turistico ed economico e patrimonio Unesco come la Costiera amalfitana. Il D.P.C.M. 20 febbraio 2019 ha approvato il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico (c.d. ProteggItalia) con risorse disponibili per il triennio 2019-2021 per circa 10,9 miliardi di euro. Ma il disegno di legge di iniziativa governativa (n. 1422 recante “Disposizioni per il potenziamento e la velocizzazione degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e la salvaguardia del territorio – «Legge CantierAmbiente»”) è ancora fermo in commissione al Senato. «In attesa che la politica faccia il suo corso, come sempre tortuoso e lontano dalle problematiche del Paese e finanche dalle situazione emergenziali – conclude il presidente Lombardi – molto possono fare, o tentare, le amministrazioni locali, investendo appunto su banche-progetti per l’immediata fruizione dei fondi e attivazione degli interventi». Le risorse europee del Next Generation EU (NGEU) assegnano alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica il 37% delle risorse complessive (oltre 77 miliardi di euro). Salerno, 4 febbraio 2021 L’Ufficio Stampa Ascolta le dichiarazioni del presidente Antonio Lombardi (VIDEO)Scarica il filmato (SCARICA) |